Curiosità e storia di Dante su Pisa, a 700 dalla sua scomparsa
Insieme all’inizio della primavera, il 21 Marzo, si celebra la Giornata mondiale della poesia, un evento istituito dall’UNESCO nel 1999 che ha l’obiettivo di sostenere la diversità linguistica attraverso l’espressione poetica e aumentare l’opportunità di ascoltare le lingue a rischio di estinzione.
Quest’anno, nel settecentesimo anniversario dalla morte, Dante Alighieri, il Sommo, è ancora una volta, il protagonista assoluto della scena poetica e letteraria mondiale.
E proprio la nostra Pisa divenne oggetto di scrittura nell’Inferno Dantesco, in cui il poeta si abbandona a una violenta invettiva contro la città di Pisa, patria di Ugolino, definita come la vergogna dei popoli di tutta Italia: poiché le città vicine non si decidono a punirla, il poeta si augura che le isole di Capraia e Gorgona si muovano e chiudano la foce dell’Arno, in modo tale da annegare tutti gli abitanti della città:
Ahi Pisa, vituperio de le genti
del bel paese là dove ‘l sì suona,
poi che i vicini a te punir son lenti,
muovasi la Capraia e la Gorgona,
e faccian siepe ad Arno in su la foce,
sì ch’elli annieghi in te ogne persona!
Inferno, canto XXXIII, vv. 79 – 84
Dante ha avuto in seguito con la nostra città punti di contatto più piacevoli. Vi dimorò infatti dal 1312 per quattro anni, dopo essere stato a Genova. In quel momento Pisa era infatti rimasto uno tra i pochi posti sicuri per il ghibellin fuggiasco. Qui compose “De Monarchia”, opera in latino non molto conosciuta rispetto alla grande opera.