L’Unione Europea ha raggiunto un accordo valido per tutti gli Stati membro senza restrizioni obbligatorie
Il Consiglio dell’Unione Europea nella notte tra lunedì e martedì, ha raggiunto un accordo unitario sul tema dei salari minimi. Tale accordo però non prevede alcuna imposizione agli Stati membro che non si troveranno ad avere un salario minimo unitario.
Nello specifico, la legge prevede che tutti gli Stati dell’Unione Europea seguiranno una serie di criteri e procedure per garantire salari adeguati e un aggiornamento periodico da parte dei governi sul valore del salario minimo. La periodicità sarà di due anni per i paesi che hanno un salario fisso e quattro anni per i paesi che hanno un salario minimo legato al costo della vita.
Nei Paesi come l’Italia, dove la contrattazione collettiva è molto diffusa, l’accordo prevede che l’istituzione di un salario minimo non sia obbligatoria.
Non è ancora chiaro quando tutto ciò entrerà definitivamente in vigore ma si parla di qualche mese.
L’Italia è uno dei sei paesi Ue senza salario minimo. Dal primo ottobre la Germania lo porterà a 12 euro l’ora. La proposta di cui si discute in Italia prevede un reddito minimo pari al 60% del salario mediano lordo. Oppure al 50% del salario medio lordo.
«In Italia, nel solo settore privato, questi due valori corrispondono a 10,59 euro e 7,60, quindi la cifra media è 9 euro», ha spiegato di recente il presidente dell’Inps Pasquale Tridico. Questo vuol dire avere salari netti di poco superiori a mille euro al mese. «Con le retribuzioni stagnanti e un’inflazione che corre verso il 7% credo sia un livello minimo congruo».
Il nostro paese è ancora molto divisa, con partiti come il PD e M5S favorevoli all’approvazione di norme sul salario minimo mentre i partiti di centrodestra si dichiarano contrari.